Sacha Naspini. Ossigeno

07.10.2019

Ci sono parole che la nostra epoca "evoluta" sevizia fino a far perdere loro significato, confini. Quando queste parole esplodono si frantumano in minuscole scaglie, incapaci di produrre senso univoco. Sono schegge che si sparpagliano nel mondo generando orrore, bellezza, dubbi, e ognuno dei quali evoca un grumo di significato, un'antonimia da esplorare. Una di queste parole è "libertà".

Sacha Naspini, in Ossigeno, si fa carico di investigare questo campo minato, e lo fa percorrendo itinerari che si incrociano, si disperdono, si sovrappongono, registrando e disegnando una mappatura emotiva di intensità a volte quasi dolorosa. Lo fa per non lasciare nulla di intentato, perché ha ritenuto in qualche modo necessario provare a riorizzontare tutti noi in quel ginepraio che è diventato il "concetto" di libertà dove convivono felicità e ansia, potere e sottomissione, solitudini e carezze, prigioni e franchigie, privilegi e sovranità. Lo fa prosciugando il suo modo di scrivere per fornirci parametri certi con cui confrontarci; senza orpelli linguistici per poter meglio misurare la nostra afflitta inadeguatezza.

E noi non potremo che essergliene grati fino alla fine del nostro tempo.


Sacha Naspini, Ossigeno, e/o, Roma 2019

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