Sacha Naspini. Le nostre assenze

03.05.2022

Scrivere di sé è pratica ostile e sublime al tempo stesso. Si cede e si recalcitra, si langue e ci si affanna per costruire una contabilità che è difficile non taroccare, inquisiti da ricordi che restituiscono, grazie al tempo trascorso, le incomprensibili ragioni che hanno guidato comportamenti, scelte, abiezioni compiute in un tempo ormai lontano, ma mai passato davvero: e i conti quasi mai quadrano.

Naspini sceglie un registro crudo, iperrealista per narrarci il suo inquieto affacciarsi alla solitudine dell'esistenza, lasciando a noi il compito di empatizzare con l'adolescente che è stato, derubato di affetti decisivi, viziato per mancanza di orizzonti, ostaggio dei tradimenti del destino. Il suo narrare acido in questo libro corrode la realtà per farne emergere ogni spigolo, anche quelli che la comune pietas occulterebbe.

Da questo bagno di verità astiose sono uscita tramortita, come quando si finisce un percorso impegnativo che si sa necessario. Tramortita e riconoscente, come sempre quando a scrivere è Naspini.


Sacha Naspini, Le nostre assenze, edizioni e/o, Roma 2022

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