Nomadland

03.05.2021

Il nostro è il tempo, inaugurato dal positivismo ottocentesco, della velocità che è, tecnicamente, "il rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato a percorrerlo"; dei due agenti, il moderno ha indagato con sgomenta ostinazione il secondo quando a un certo punto il tempo, nella sua irrefrenabile corsa, ha cominciato a non sedimentare più conoscenza rendendo inafferrabile il futuro, l'orizzonte.

Nomadland ci parla dello spazio, del nostro altrettanto impercorribile spazio. Parole e gesti che potevano consolarci indicando strade diverse o itinerari verosimili vengono annichiliti in questo film che fa confrontare ognuno di noi con la realtà impoverita che ci circonda. Il nomadismo diventa fuga nel nulla che viene percorso senza esplorarlo, privi di qualsiasi curiosità. Il viaggio è circoscritto ai luoghi dove officiare personali rituali di salvaguardia della propria stentata sopravvivenza, la natura si mostra solo nell'aridità o nella sproporzione, il tempo vivibile è solo quello del tramonto.

È un lungo racconto che si perde nel vuoto dello spazio alieno che ci troviamo ad abitare, esiliati da ogni affetto o emozione e dove solo il passato, difeso da una memoria spossata e mendace, può proporre effimere consolazioni. Un film impervio e dolente, ma necessario.

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