Mantegna a Torino

24.06.2020

La mostra di Mantegna a Palazzo Madama a Torino è una mostra emozionante, non tanto per l'accuratezza dell'esposizione e la scrupolosità dell'impianto teorico (che pure denunciano un impegno culturale e sociale da elogiare) quanto per la possibilità di accedere a una piccola verità, umana più che artistica, che segna la visita in modo indelebile: sto parlando di come Mantegna, specie negli ultimi anni della sua vita, rappresenti la vicenda del Cristo, un Cristo molto uomo e poco Dio, un Cristo che pare scaraventato da un destino incontrollabile in una rappresentazione che non gli si attaglia, e in cui perde ogni possibilità di far valere la sua strabordante umanità.

Due opere esposte, soprattutto, evidenziano questo percorso: la Resurrezione dell'Accademia Carrara e la Madonna delle cave degli Uffizi. La Resurrezione mette in scena il Cristo risorto più desolato della storia che si alza faticosamente dal sepolcro, obbligato da un fato impietoso a ricominciare un iter ieratico che sperava di aver concluso con l'orrore della crocifissione; nella Madonna delle cave Maria, quasi una bimba, tiene in braccio un Cristo già agonizzante che tenta di sottrarsi al suo destino scivolando tra le pieghe del manto della madre. Ma Dio sarà più forte della ribellione del piccolo, e lo obbligherà al martirio.

A sancire la strettissima parentela tra le due opere l'uso dell'identico sfondo roccioso.

Due quadri di rara potenza emotiva.

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