L'ombra delle cose

21.04.2019

L'avevano deciso quasi contemporaneamente, senza esserselo detto: dovevano rivedersi, adesso che si erano ritrovati, do-ve-va-no rivedersi. Non erano più sufficienti le mail, le telefonate, lo scambio di foto e di messaggi su WhatsApp, la chat su Messenger; quelli erano serviti, benedetta tecnologia!, a colmare velocemente le macro lacune scavate dagli anni di lontananza, ma adesso non bastavano più: volevano ritrovarsi, per ricominciare con i piccoli pettegolezzi, le confidenze più profonde, il confronto sulle tante cose che li avevano sempre appassionati, fin dai tempi dell'università, quando si erano conosciuti; tardi, al penultimo anno, purtroppo, ma avevano terminato gli studi insieme, laureandosi insieme, facendo festa insieme: «Sarebbe un problema per te se venissi a trovarti? rispondimi in assoluta sincerità", gli aveva scritto Ludovico. «Stavo pensando, e desiderando, la stessa cosa; arriva quando vuoi, presto se riesci", la risposta di Dario. Si erano accordati per il weekend successivo: non appena deciso, Ludovico aveva immediatamente prenotato il treno e poi aveva chiesto a Dario per un albergo: «Non starai mica scherzando, vero? Sarai mio ospite!». Abitavano a poche ore di distanza l'uno dall'altro, a levante e ponente della città della loro università. Quando andavano a casa allora, sceglievano i treni di ritorno in modo da potersi incontrare alla stazione aspettandosi il minimo possibile, felici di ritrovarsi subito per ricominciare la loro vita insieme; perché subito dopo essersi conosciuti avevano cercato una stanza nello stesso appartamento, ça va sans dire...

Era stato il lavoro a dividerli: Ludovico aveva avuto un'offerta all'estero cui non aveva voluto rinunciare, Dario era subentrato nello studio del padre: «Appena ti stufi di fare l'emigrante vieni a lavorare con me, vero?». «E me lo chiedi?». «Voglio esserne sicuro». «Siine, non ci divideranno, mi diverto troppo a stare con te». E invece la permanenza si era prolungata, aveva anche cambiato paese, e poi si era sposato, travolto da un innamoramento inaspettato e corrosivo che per lei non era durato. La lacerazione aveva sfilacciato anche il loro rapporto, non si erano più cercati, l'uno dolorante, l'altro rispettoso del silenzio dell'amico. Dopo il divorzio Ludovico si era sentito senza luogo, perso, fragile, e aveva voluto tornare in Italia. Appena arrivato, aveva immediatamente pensato a Dario, ma non aveva avuto cuore di cercarlo subito, voleva ritrovare un po' se stesso prima, per non ricomparire sconfitto, amareggiato. Però aveva cambiato il suo profilo su Facebook, sostituendo lo pseudonimo con cui si era iscritto con il suo vero nome; e l'amico l'aveva subito scovato, senza sapere del suo ritorno: «Sei tu vero? Sei ancora a Londra?» gli aveva chiesto, «non metti né info né foto...». «Sì, sono io! No, sono tornato da qualche mese, ti avrei cercato non appena risistemato», aveva replicato un po' mendace. «Telepatia!», la risposta di Dario, «anche dopo tanti anni la nostra amicizia non si è liberata dai legami imperscrutabili che ci fanno ritrovare! Ma, per non pretendere troppo dal fato, ti lascio tutti i miei riferimenti». E aveva sciorinato indirizzi, numeri di cellulare, e-mail, subito ricambiato dall'amico: per Ludovico era stata un'iniezione di vitalità, gli pareva di risorgere; adesso, preparando il trolley per recarsi alla stazione, sorrideva.

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Questo racconto è pubblicato in Luz Bisetti, Fuori amore e altri racconti, Readaction editrice, Roma 2023. Cercatelo in libreria! 

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