Cvetaeva, Pasternak, Rilke. Il settimo sogno

22.04.2021

Il settimo sogno, lettere dal triangolo artistico, amoroso, conflittuale tra Cvetaeva, Pasternak e Rilke. Leggere questo testo dà la stessa vertigine del camminare sull'orlo di un abisso: la paura di perdersi nel vuoto unita alla necessità di esplorare quell'abisso, dove tutto si perde e tutto si sa, dove tutto si perde perché tutto si sa. Loro, i tre giganti, non hanno timori: in quell'abisso ci abitano da quando hanno cominciato a poetare, ed è loro familiare descriverne ogni anfratto con la noncuranza di chi è sicuro della propria voce. Ma quasi subito l'abisso è invaso dalla realtà e questa incursione, in modo diverso per ciascuno di loro, li sgomenta.

Perché non hanno paura delle parole, loro, ma -stranamente- delle loro emozioni un po' sì. Così Cvetaeva dichiara a Rilke che se ne innamorerà (dell'uomo-Rilke, dice, non del poeta) solo quando lo conoscerà, ingabbiando la naturale predisposizione all'antropofagia amorosa che la connota da quando è nata, Rilke eviterà appositamente di incontrarla, prostrato dal male che lo condurrà in breve alla morte ma conscio immediatamente che con Marina possono solo "sfiorarsi con le ali", Pasternak verrà travolto da una sorda, inconfessabile gelosia che appannerà la lucentezza, fino ad allora sfolgorante, del suo innamoramento per Marina.

È un libro rilucente di gemme, dove i tre interrogano se stessi e il loro rapporto cercando di bandire infingimenti e diversioni, parlando dal cuore dell'uragano che li ha travolti: "... io ti ho accolto, Marina, con tutta l'anima, con tutta la mia coscienza, sconvolta da te e dalla tua apparizione..." (Rilke a Cvetaeva), "Dio, fino a che punto amo tutto ciò che non sono stato e che non sarò, e come sono triste di essere io" (Pasternak a Cvetaeva), "Soffro, in generale, di una sorta di atrofia del presente, non solo non ci vivo, ma non ci càpito neanche di tanto in tanto" (Cvetaeva a Pasternak), "Perché non sono venuta da Voi? Perché Vi amo - più di ogni altra cosa al mondo [...] per un dolente orgoglio" (Cvetaeva a Rilke); qualche esempio tra i tanti...

E se a noi, poveri mortali, sprofondare in tali assoluti non è dato, anche solo scorgerli da lontano induce a una riflessione che aiuta il nostro lento arrampicarsi su ogni specchio. 

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