Colazione dalla Sultana

17.08.2020

Arrivato all'ultima curva prima del rettilineo d'ingresso, aveva chiamato il custode: «Osvaldo, mi apre per cortesia?». «Certo ingegnere!». Avrebbe potuto aprire col badge aziendale, ma sarebbe dovuto scendere dalla macchina e non ne aveva la minima voglia. E poi questo gli aveva permesso di instaurare già una minima, ma utilissima, complicità con il custode: «Si scriva il numero del mio cellulare, Osvaldo, perché la chiamerò spesso, e soprattutto alla mattina per farmi aprire il cancello... sono un pigro», aveva finto di scusarsi qualche giorno prima. «Ai suoi ordini, ingegnere, mi dica...» aveva risposto lui inorgoglito dalla dimostrazione di fiducia. Sorrise ricordandosi la scena. Era solo una settimana che lavorava lì e già gli pareva di poter tener sotto controllo ogni situazione. D'altronde era una delle prerogative che gli piaceva riconoscersi: la capacità di acclimatarsi subito nei nuovi contesti, individuando con un'occhiata le persone che si sarebbero schierate dalla sua parte e schedando mentalmente quelle che gli parevano ostili, concorrenziali. Ed era una delle caratteristiche preferite dagli imprenditori che lo assumevano! Così, quando aveva cominciato a sentire odor di crisi nell'azienda dove lavorava prima, si era subito messo in cerca di un altro posto, e l'aveva velocemente trovato grazie al curriculum di tutto rispetto che aveva presentato; adesso era il nuovo direttore di stabilimento della CIPZA spa, una piccola ma promettente fabbrica della provincia.

Aveva parcheggiato con cura negli spazi riservati ai dirigenti, si era stiracchiato uscendo dalla macchina, aveva sbirciato nel retrovisore esterno per controllare di essere in ordine e si era avviato verso la guardiania. Erano le otto meno un quarto: «Buongiorno ingegnere! Mattiniero anche oggi!» aveva salutato il custode. Aveva sorriso, assentendo con un cenno del capo e avviandosi al suo ufficio. Poi ci aveva ripensato, tornando indietro di qualche passo: «Osvaldo, volevo chiederle una cosa...». «Pronti, ingegnere, mi dica». «Qual è il posto migliore per prendere un buon cappuccino qui intorno?». «Be', sicuramente dalla Sultana» aveva sorriso la guardia. «Dalla Sultana?» aveva scandito incredulo, «cos'è un bar di arabi? Perché, non per razzismo, ma preferirei un posto più nostro».

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Questo racconto è pubblicato in Luz Bisetti, Fuori amore e altri racconti, Readaction editrice, Roma 2023. Cercatelo in libreria! 

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