Cara amica ti scrivo...

21.12.2020

Ti ho vista, l'altra sera, durante il convegno cui partecipavi; on line, chiaramente, non si può fare altro in questo periodo maledetto. A un certo punto, finito l'intervento conclusivo, ti sei passata una mano sugli occhi, e quando hai terminato di scacciare i fantasmi dalla mente, hai abbassato lo sguardo, come un atleta spossato da un allenamento che non ha dato i frutti sperati. Eppure la tua performance era stata, al solito, brillante; e l'esposizione chiara, il ragionamento convincente, la disamina precisa. Ho riconosciuto il serpente della disillusione attraversare il tuo sguardo; è il nemico più temuto da chi fa audience in qualsiasi campo, ma soprattutto in politica: "Non ci credi più! In realtà non ci credi più!", ho dolorato per te. Quante volte mi è capitato! E so che non c'è parola che possa riportare entusiasmo e fervore, ma ugualmente ti scrivo. E così scrivo anche a me stessa.

Viviamo un'epoca torva, sai, che obbliga il nostro sguardo a terra falcidiando la speranza, annullando ogni orizzonte. Non c'è redenzione in questo nostro tempo vuoto e veloce, fatto di accelerazioni e di stasi, di abissi e di crinali. La pandemia ci ha ancor più incarcerato, obbligandoci all'eremitaggio presso noi stessi, che è cosa diversa dalla solitudine, spesso salvifica perché nasce dal contatto voluto, e non imposto, con sé. E in questo raccontarsi di giornate troppo uguali scolora ogni domani, svanisce ogni progetto: gli sguardi si spengono, le frasi perdono significato. 

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Questo racconto è pubblicato in Luz Bisetti, Fuori amore e altri racconti, Readaction editrice, Roma 2023. Cercatelo in libreria! 

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