Andrea Laiolo

30.12.2019

Sembra assurdo sostenerlo in questa nostra epoca così plumbea, ma in realtà siamo circondati di suggestioni poetiche, di possibilità di sperimentare emozioni: uno sguardo che fugge intimorito, un tramonto che scolora inesorabile, una musica che irrompe inaspettata, un ricordo che sorride all'anima, un rimpianto che lacera in profondità: spesso siamo colti in flagranza di emozione, e quasi ce ne vergogniamo. Noi, ma non i poeti, quelli veri, quelli che non solo sanno cogliere il sussulto del momentaneo smarrimento, ma riescono a tradurlo in parole che lo fanno rivivere, e lo rendono immortale. Andrea Laiolo è un poeta vero; e non ce ne sono moltissimi, a mio avviso.

Perché non basta scorgere il bandolo che sgroviglia il ginepraio delle emozioni inanellando parole e rime per essere vero poeta; è condizione inaggirabile, certo, ma non sufficiente. È necessario anche sperimentare le parole, saperle intravvedere e traguardare nella loro condizione di oltranza, regalarsi ad esse senza timore ma con rispetto assoluto; e conoscere ogni regola, e padroneggiare tutti i modi per poterli stravolgere o ubbidire. 

Così sa fare Andrea Laiolo, e con la sua laica devozione nei confronti dei suoi versi contrae un debito di riconoscenza che mai si estingue e che lui generosamente ci regala, per ricordarci quanto sia indispensabile, alla nostra civiltà frastornata, il possente mormorio della poesia.

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