Àlvaro Mutis. L'ultimo scalo del Tramp Steamer

08.03.2018

Àlvaro Mutis è scrittore barocco; e lo dichiaro a partire dall'amore incondizionato che nutro per lui e per la corrente artistica che ho citato. È il barocco che inaugura la nostra epoca, e non solo dal punto di vista del culto dell'immagine. La ridondanza formale che lo caratterizza, nutrito di ferree regole illanguidite dalla cura estrema per la superficie delle cose, racconta più di ogni argomentazione filosofica il nostro vagare sconsolati nei deserti dell'anima, laddove il sacro non sa più parlare alcuna lingua umana.

Ma, sia chiaro, il barocco è tutto meno che falso. Il suo inesorabile ornamentare nulla ha a che vedere con finzioni o travestimenti: certifica unicamente l'impermanenza cui siamo condannati, e il tentativo di arginarla decorando, mascherando, inventando nuove forme e situazioni. E sempre, anche nelle più becere delle sue espressioni, la decorazione barocca lascia intravvedere il vuoto che l'ha generata; esattamente come, nei quadri di Caravaggio, le lame di luce indagano il buio che le circonda.

L'opera di Mutis, il suo puntiglioso scandagliare le pulsioni di un manipolo di personaggi ossificati nelle loro manie e personalità, evoca il lavorio dell'artista barocco e la sua necessaria battaglia contro la viscerale nudità del mondo. Fino a L'ultimo scalo del Tramp Steamer. Non c'è nulla di assolutamente diverso in questo libro: lo stile è sempre preziosamente rigoroso, l'introspezione dei personaggi è forzata fino al parossismo, strutturazione e simbologie del libro sono organizzate per originare il massimo del coinvolgimento emotivo. Ma -nonostante utilizzi il suo solito, affascinante, apparato formale- Mutis si trova a dover ricoprire di parole non più simulacri ed evocazioni ma carne viva, corpi lacerati, anime devastate. Che ci appaiono, immediatamente e indiscutibilmente, le nostre.

Così gli appuntamenti col destino del Tramp Steamer raccontano dell'evanescenza del nostro cammino, la rassicurante zavorra culturale di Warda appesantisce anche il nostro orizzonte, lo sconsolato trascinarsi di Iturri piaga ogni nostra speranza e desiderio. Si esce dal libro segnati indelebilmente, consapevoli della fragilità umana e sfregiati dall'arroganza del destino. Si esce?

Àlvaro Mutis, L'ultimo scalo del Tramp Steamer, Adelphi, Milano 1988

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