16 pandemia 2020

17.05.2020

Provò per l'ennesima volta ad accendere la radio, svogliatamente, tanto per sentire una voce. Era quella di Loredana Lipperini: "Scriveteci, diteci come vivete questo momento, come affrontate la pandemia, la solitudine, la clausura… Diteci cosa state leggendo e mandate tutto a fahre con l'acca in mezzo chiocciola punto rai, oppure un sms allo…". Spense; sentire una voce, in realtà, la infastidiva. Eppure da tanti anni la radio era una presenza amica della sua solitudine. Ascoltava, interloquiva, ci si arrabbiava anche, a volte, e, allora altercava rivolta all'apparecchio: «Ma non capisci che…». Che cosa? Chissà. E invece ora! Cosa era cambiato? Lei aveva sempre vissuto bene nella sua solitudine: perché avrebbe dovuto essere differente in questa situazione?

Invece il malessere l'aveva assalita subdolamente, strisciando lungo le sue giornate. Aveva cominciato proprio così, con il fastidio a sentire interrompere il silenzio che a volte, improvvisamente, dilagava nel quartiere: "Non ci sono abituata, ecco il motivo! Viviamo immersi nel rumore, nelle parole, nel disturbo uditivo continuo e inarrestabile. Adesso posso godermi il silenzio. Ecco cosa mi irrita: che venga interrotto". Sapeva di mentirsi, almeno in parte: perché i rumori consueti, i vicini, i bambini del piano di sopra, i camion che venivano a prelevare la spazzatura, i corvi che gracchiavano chiamandosi, non erano cambiati; anzi, erano amplificati dalla reclusione forzata di intere famiglie in appartamenti a volte angusti per tutta quell'umanità; nelle case, adesso più di prima, risuonavano gli alterchi, le grida, la disperazione di chi faticava a reggere promiscuità inabituali, irrespirabili.

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Questo racconto è pubblicato in Luz Bisetti, Fuori amore e altri racconti, Readaction editrice, Roma 2023. Cercatelo in libreria! 

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